Saluto del Dirigente Scolastico
Verona, 1 settembre 2025
«Nei momenti in cui il regno dell’umano mi sembra condannato alla pesantezza, penso che dovrei volare come Perseo in un altro spazio.» - Italo Calvino, Lezioni americane.
L’adolescenza è proprio questo: il tempo in cui la leggerezza si mette alla prova. Si affievolisce, si trasforma, a volte si ribella. È il tempo in cui si vuole scegliere da soli, ma permane il bisogno di guide affidabili.
Inizio oggi un nuovo cammino, in un liceo vivo, nel cuore di Verona. Una scuola immersa nella bellezza e nel dinamismo di questa città, fatta di lingue, di poesia, di teatro, di scienza. Qui si respira ogni giorno il dialogo tra passato e futuro.
Vengo da una formazione tecnica, tra ingegneria informatica e anni di lavoro privato. Da sempre gioco con la musica e con i suoi strumenti: è il mio modo di trovare altre armonie. Forse è per questo che ho quella fortunata – o forse sfortunata – inclinazione a guardare le cose da angolazioni poco ortodosse.
Questo approccio non sostituisce il rigore liceale, che resta il cuore di questa scuola, ma lo affianca con connessioni trasversali, linguaggi diversi e nuovi strumenti per leggere il mondo senza schemi troppo rigidi.
Credo che i saperi si contaminino e che dalla varietà delle esperienze nascano le decisioni migliori. In un’epoca che chiede flessibilità, visione e capacità di adattamento, anche qui, tra lezioni, laboratori e corridoi, servono approcci capaci di unire metodo e immaginazione, struttura e apertura, rigore e creatività.
Non è un caso che la nostra scuola porti il nome di Girolamo Fracastoro, che nel 1546, nel De contagione parlava di seminaria contagiorum, “piccoli semi” invisibili all’occhio umano capaci di diffondere le malattie. È un’immagine che ci riguarda da vicino: conta anche ciò che non si vede, i piccoli gesti, le buone abitudini, gli ambienti che favoriamo. È così che si diffonde, per fortuna, anche il contagio educativo.
L’intelligenza artificiale è parte del nostro presente: un reagente che ci obbliga a nuove domande e nuove prospettive. Va compresa e usata con consapevolezza. Non sostituisce chi impara: può esaltarne le capacità.
Entrare in un liceo significa farlo con rispetto, ma anche con disponibilità a cambiare punto di vista, a praticare l’allegria, a sospendere almeno per un attimo il giudizio. È ciò che mi impegno a fare: osservare, ascoltare, imparare da chi questa scuola la vive ogni giorno tra libri, verifiche, progetti, interrogazioni, riunioni e quelle discussioni infinite su orari e gite che sembrano un romanzo a puntate.
Sì, dirigerò. Ma non da solo. Il mio compito sarà tenere insieme non le persone “a forza”, ma le direzioni, le visioni, i tentativi. Un liceo che valga la pena abitare è quello in cui ogni studentessa e ogni studente trovano il proprio tempo, non solo il proprio spazio; e in cui ogni docente e ogni componente del personale ricorda perché ha scelto di restare. Il mio ruolo sarà esercitato con responsabilità, sempre in ascolto e in dialogo, con serietà e pochissima seriosità.
Credo in una scuola che non cerca la perfezione, ma il senso. Che sbaglia e riflette. Che non recita copioni, ma trova le sue parole. E, per dirlo con Tullio De Mauro:
«La scuola tradizionale ha insegnato come si deve dire una cosa. La scuola democratica insegna come si può dire una cosa, in quale fantastico, infinito universo di modi distinti di comunicare noi siamo proiettati nel momento in cui abbiamo da risolvere il problema di dire una cosa».
Questa è la scuola che vorrei costruire con voi: plurale, ampia, accogliente. Una scuola che valorizza la libertà senza smarrire la responsabilità. Dove si imparano i gesti gentili, la pazienza dei processi, la determinazione nel provare, la capacità di collaborare. Una scuola che riconosce l’eccellenza, ma non rincorre solo quella: che sostiene chi rischia di restare in ombra, magari in silenzio, e che dà attenzione anche a chi non la chiede.
Alle studentesse e agli studenti
Questi anni sono intensi: a volte bellissimi, a volte complicati. Ho qualche anno più di voi, ma ricordo bene la fatica, le giornate del “ma chi me lo fa fare?” e quelle in cui sembra di poter spaccare il mondo. L’errore non è un mostro: è il segno che state provando. Ho imparato, negli anni, che la curiosità vale quanto la disciplina, e che si cresce anche scegliendo, sperimentando, sbagliando.
Qui avrete lo spazio per farlo, senza etichette e senza paura. Per provare, per sbagliare, per ricominciare.
Alle famiglie
La vostra presenza conta sempre: nei momenti visibili e in quelli discreti, nei gesti quotidiani che parlano di attenzione e fiducia e nei percorsi da intraprendere. Il confronto non deve spaventarci. Lo viviamo fianco a fianco, adulti diversi con uno sguardo comune verso chi cresce e con strumenti differenti, dagli incontri di persona ai messaggi sul registro, dalle email veloci alle emoji nel gruppo WhatsApp di classe. Sono tutte forme di dialogo, e tutte preziose.
Ai docenti e a tutto il personale
So di entrare in una storia che non comincia con me. Credo nell’autonomia professionale dei docenti: non per isolarsi, ma per mescolarsi, confrontarsi, migliorarsi insieme. Da parte mia, prometto di fare il possibile per scrivere circolari brevi, chiare e, se riesco, immuni dall’“antilingua” calviniana.
Preferirò sempre un caffè condiviso, decaffeinato dopo il terzo, a una comunicazione impersonale.
E lo stesso vale per tutto il personale della scuola. La cura degli spazi, l’attenzione ai dettagli, la capacità di affrontare problemi pratici e imprevisti sono ciò che rende possibile la vita quotidiana del liceo. Senza il lavoro silenzioso ma costante, nulla funzionerebbe davvero: dalle aule in ordine, ai laboratori sicuri, agli uffici che accolgono ragazze, ragazzi e famiglie con competenza e disponibilità. È una parte spesso poco visibile ma vitale per la qualità che offriamo ogni giorno a studentesse e studenti.
Questo liceo non è solo un luogo di apprendimento: è un nodo vivo della comunità veronese, dove tradizioni e sfide del presente si incontrano. Qui si passa in un attimo da un verso di Catullo a un algoritmo ricorsivo, da un esperimento in laboratorio a un dibattito sul mondo. È il bello di un liceo: tenere insieme mondi diversi e farli dialogare. Se c’è curiosità di ascoltare, tutto può parlare con tutto.
Il “Fracastoro” raccoglie questa eredità e la proietta in avanti: progetti, viaggi, scambi internazionali, collaborazioni con il territorio e apertura al mondo. Tra lingue di studio e linguaggi specialistici trova spazio anche lo slang di oggi: ogni codice, antico o moderno, è una chiave per capire la realtà.
Un saluto particolare va alle realtà culturali, educative e sociali di Verona con cui la scuola collabora o potrà collaborare: teatri, musei, università, scuole, associazioni, enti pubblici e privati. Sarà un piacere conoscervi e costruire insieme opportunità concrete per le nostre studentesse e i nostri studenti.
Un saluto va anche al Consiglio di Istituto, che raccoglie le voci delle nostre classi, delle famiglie, dei docenti e del personale: il dialogo con voi sarà fondamentale per dare direzione e significato alle scelte che ci attendono.
Un ringraziamento particolare alla DSGA e all’intera squadra amministrativa, per la competenza e il lavoro prezioso che tengono insieme i nostri processi e rendono possibili i nostri obiettivi.
Un grazie va anche alla RSU e alle organizzazioni sindacali territoriali: il confronto con voi sarà determinante per affrontare insieme le sfide organizzative e costruire un clima sereno e collaborativo.
Infine, un pensiero di riconoscenza alla Dirigente Scolastica che mi ha preceduto per l’impegno di quest’anno.
«Continuerai a farti scegliere o, finalmente, sceglierai?»
Vorrei che questa domanda ci accompagnasse, per contribuire alla bellezza del possibile dando voce a chi rischia di restare in ombra, perché una scuola che perde chi resta indietro smette di essere scuola. Non si cresce lasciando indietro nessuno, mai.
Non prometto miracoli: la scuola non è un codice da eseguire, non ci sono spartiti già pronti. È un lavoro continuo di aggiustamenti, passi incerti e scelte condivise.
L’augurio che faccio a questa comunità è semplice: avere uno sguardo capace di sollevarsi, senza mai distogliersi da ciò che viviamo ogni giorno.
Cominciamo!
Massimiliano Raspa
Dirigente Scolastico
Liceo Girolamo Fracastoro – Verona
Pubblicato il 01-09-2025